Una storia per immagini dellaTorinosotterranea nella seconda metà degli Anni Ottanta: città sempre meno industriale ma non ancora «post». È questo il senso della mostra «Torino Catti/va: 1985/1990» che presenta le fotografie «maleducate» di Vittorio Catti, curata da Sergio Bertaccini e Alberto Campo: evento che prevede due appuntamenti a inviti (venerdì 15 e sabato 16) e una giornata intera aperta al pubblico (domenica 17, dalle 10 alle 18), nella Sala Lattes,al secondo piano del BasicVillage, corso Regio Parco 39. Vittorio Catti è un personaggio che ha condotto una vita avventurosa, fra motocross, cinema e musica, prima del trasferimento in Romania, dove ora vive e lavora. Ai tempi divenne fotografo quasi per caso, immortalando con scatti in bianco e nero sgranati e mossi fino alle conseguenze estreme un panorama umano e geografico in movimento. Era una Torino «cattiva» per i comportamenti e gli orari non più allineati ai ritmi della fabbrica, nottambula e scapestrata, a volte molesta e senz’altro marginale, già caratterizzata dai primi flussi migratori provenienti dal Nord Africa. Un’anticipazione di ciò che sarebbe diventata nel nuovo secolo, insomma. Nonostante fossero «maleducate», le sue foto trovarono allora estimatori fragliartisti (CccpFedeli alla Linea e Negazione lo reclutarono come fotografo ufficiale) e alcune riviste, specializzate e non («L’Illustrazione Italiana», «Rockstar», «Mucchio Selvaggio », «Rockerilla», «Fare Musica »),ma col tempo erano finite nel dimenticatoio. Riscoprirle oggi è un po’ come fare archeologia metropolitana, rievocando luoghi, esperienze e sensazioni, o personaggi dell’epoca, affermati oppureno. È un’occasione speciale: sia per la qualità del materiale esposto sia per le suggestioni esso suscita ancora adesso.
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