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OM4 #3 Italian Excellence: Marco Boglione, unione famigliare
www.opinionemoda.com 18/08/2016 
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Silvana Giacobini, direttore di OM, nel MAGAZINE #4 di Opinione Moda intervista Marco Boglione, Fondatore e Presidente del Gruppo BasicNet, sulla propria storia familiare, a partire dalla centralità della figura materna (3° di 4 interviste tematiche).

Nei marchi che si sono così affermati, com’è rientrata il tipo di creatività che caratterizza la sua vita?

I marchi io me li sono trovati, non li ho fatti.

Sì ma li ha fatti crescere.

Li ho fatti più che altro rinascere, perché erano tutti morti. I marchi con cui lavoriamo oggi erano tutti falliti ed erano tutti usciti dal mercato.

E perché li ha presi? Non era perdente (come strategia)?

Io li ho presi e dichiaro che voglio continuare a prenderne, di marchi, purché siano morti, perché quello che ha fatto la differenza – e penso che lo farà sempre di più in futuro – è la BasicNet, l’azienda dove questi marchi approdano, si accasano, e vengono rimessi sul mercato con un modello di business completamente nuovo, basato appunto sulle tecnologie informatiche. Quindi il marchio e l’azienda sono due cose molto distinte.

Faccio una domanda semplice. Se esiste un marchio ha già un valore aggiunto, un plus che ne giustifica l’acquisto. Però rifarlo completamente richiede un investimento straordinario, quasi più del fondarne uno nuovo. Come si coniugano questi due aspetti?

Come dicevo prima, con la macchina che trasforma la materia prima – che è un marchio – in un prodotto finito: la tramoggia, il modo in cui quel marchio, che non è un prodotto, diventa prodotto e poi viene realizzato, trasportato, portato agli occhi del consumatore, pubblicizzato e comprato. Tutto quello che sta in mezzo tra il marchio, che è un pezzo di carta, e quell’atto finale che è l’acquisto finito, è l’azienda, che non ha niente a che fare con il marchio, che può essere più o meno competitiva in funzione di come è organizzata. È l’ingegnerizzazione del processo industriale che fa la grande parte. Quindi i marchi, come dice giustamente lei, è molto importante che abbiano un loro DNA forte e che quindi non sia troppo complicato raccontarne la storia, perché la storia c’è. È quella che gli americani chiamano la romance, e qualche italiano famoso di questi tempi usa dire la “narrazione”. Il marchio va narrato, è una storia, è una storia che va portata al consumatore, ma insieme alla storia deve arrivare il prodotto. Tutto sommato è molto più complicato portare il prodotto che raccontare la storia.

Marco Boglione di storie ne ha. Ce n’è una bellissima che è quella di famiglia. Comincerei proprio da questo (libro): “Life”, che ha come copertina un orso bianco – finto si capisce – che tiene in braccio una bellissima donna. Che cos’è questo libro, “Life”?

E questo è un tarocco, evidentemente. Non è “Life”, evidentemente, ma è una finta copertina di “Life”, dedicato alla vita della mia bellissima e bravissima mamma.

Quanti figli siete?

Noi siamo tre figli, ho due fratelli, io sono il più piccolo. Poi questi tre figli hanno prodotto 11 nipoti e adesso siamo già al quarto pronipote.

Bellissimo. Quindi è una storia di famiglia che si è allungata, dalle radici. Mi ha colpito, perché è vero che tutti noi amiamo i nostri genitori, madre e padre sono fondamentali, però si sente un amore molto particolare, tra te, Marco, e questa donna bellissima, che vediamo in tante immagini – sembra Grace Kelly: elegante, chic, delicata. Come si spiega? In genere i figli unici hanno questo amore straordinario per la mamma.

La mamma era veramente una persona un po’ speciale, quindi devo dire che questo rapporto un po’ particolare che si percepisce tra me e lei è lo stesso che c’è tra i miei due fratelli e lei, ma anche tra mio padre e lei…che c’era tra mio padre e lei.

Che è anche un bell’uomo, diciamolo…

Era un bell’uomo, ma, diciamo, l’elemento forte, dirompente, disruptive, straordinario, con questi quattro maschi è sempre stata lei.

Perché? E che cosa ha provocato questo amore verso la mamma nella difficile o non difficile – non lo so – ricerca di una moglie?

Si riferisce alle nostri mogli, non alla moglie di mio padre, cioè mia madre? Sicuramente non abbiamo potuto ignorare la presenza della mamma nella nostra vita nella scelta delle nostre mogli, mettiamola così. C’è un po’ di mamma in tutte le nostre mogli, poi ovviamente è impossibile fare quel genere di collegamenti.

Però, come dire, nell’inconscio, forse qualcosa c’è stato.

Sicuramente è stata una donna che ci ha condizionato tutti molto.

Perché oltre a essere molto bella, dev’essere stata molto vicina.

Sono persone che generazionalmente hanno vissuto la guerra, hanno vissuto i problemi della ricostruzione, lei era ambiziosa. Aveva delle caratteristiche particolari, voleva che noi ci affermassimo, ci considerava belli e intelligenti e bravi sempre, quindi ci dava grandissima motivazione. E poi aveva una caratteristica che io ho anche sottolineato nel mio libro – effettivamente quando io l’ho tirata fuori poi tutti l’hanno riconosciuta, ma non era stata colta unanimemente – e cioè che noi che abbiamo vissuto chi 50, chi 60 anni con la mamma, non l’abbiamo mai sentita una volta lamentarsi. Di niente. Ne ha avute lei, un po’ come tutte le famiglie, più o meno di tutti i colori, ed essendo che lei non si lamentava mai, in famiglia non era permesso lamentarsi. Quando ci si lamentava facevamo subito finta che avevamo scherzato e lei si arrabbiava: non ci si doveva lamentare mai.

Questa è una delle caratteristiche più difficili da trovare negli essere umani, e in famiglia anche, perché a volte lamentarsi significa cercare l’appoggio, l’aiuto degli altri – quindi dimostrare anche una debolezza che a volte è anche la forza di imporre all’altro di essere consolato. Quindi è molto complicato questo punto.



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