Jole Saggese e Giulia Pessani intervistano Stella Boglione, amministratore delegato Biru Srl Agricola, per il format tivù «W Leadership – La leadership al femminile».
(testo sbobinato – versione short)
Jole Saggese: Con noi Stella Boglione.
Giulia Pessani: Tu e Marco recentemente vi siete innamorati di quest'isola di Culuccia e qui tu hai iniziato la tua terza vita.
Stella Boglione: Esatto.
GP: Come è nata?
SB: È nata più dieci anni fa, eravamo in vacanza in Sardegna, e poi abbiamo deciso di acquistare dei terreni con degli stazzi per iniziare una piccola attività agricola, e questi terreni erano proprio di fronte all'isola di Culuccia. Quindi guardala oggi, guardala domani e a un certo punto è arrivata l'occasione di comprarla, è stato un processo un po' lungo ma l'abbiamo comprata nonostante tutti ce lo sconsigliassero perché non si poteva fare nulla. È vincolata tuttora da disposizioni di protezione naturalistica, europee, nazionali.
GP: E qual è la sfida di fare qualcosa dove non puoi fare nulla? Il sogno…
SB: Stiamo portando avanti un'azienda agricola sostenibile, ma è più di una semplice azienda agricola, perché cerchiamo di costruire un museo vivente a cielo aperto. Abbiamo istituito un osservatorio naturalistico, diretto dalla bravissima direttrice Sabrina Rossi, una biologa. Ci sono in corso delle collaborazioni con delle importanti università italiane, tra cui Politecnico di Torino, Roma 3, Genova e Sassari. Stiamo anche cominciando a studiare la genetica di un branco di vacche e tori autoctoni. L'isola di Culuccia, tra l'altro, sulle mappe del '700, è conosciuta come l'isola delle vacche.
GP: Che cos'è la leadership per lei?
SB: Mi piace definirmi più una co-leader. Il leader deve avere coraggio, una visione, un progetto, un sogno da condividere, ma deve avere il team. Deve avere le persone da guidare, le persone che si fidano, le persone che sognano con te. Io credo che a Culuccia siamo riusciti, stiamo riuscendo perché vedo tutti i miei collaboratori con quel quid di più. Non vengono solo al lavoro, ma vengono per realizzare insieme a noi questo sogno.
GP: Il tuo obiettivo su Culuccia è anche di creare una comunità che si autosostenga. E lì cosa hai? La natura splendida della Sardegna, hai le vacche, i tori, la vite…
SB: Abbiamo due vigne magnifiche, storiche ed eroiche che abbiamo ripristinato grazie alle foto aeree del secondo conflitto mondiale. Perché a Culuccia la regola è che non puoi fare nulla di nuovo ma puoi ripristinare quello che dimostri che già c’era. Quindi ci sono queste due vigne circondate da muretti a secco, che tra l'altro sono patrimonio dell'UNESCO dal 2017. E tutti i giorni, c'è una squadra di maestranze, costruttori di muretti a secco, che tutti i giorni da quando abbiamo comprato l'isola nel 2017, entrano e piano piano ripristinano un pezzo di muretto.
JS: Quando dovete parlare al team, alla squadra, come dice Giulia, come vi mettete d'accordo?
SB: Noi siamo abbastanza in simbiosi, per cui quando decidiamo di partire con un progetto è abbastanza una decisione comune.
JS: Nella classifica delle caratteristiche per essere una leader, cosa metterebbe?
SB: Direi di essere gentili, bisogna essere comunque gentili. Poi tanto coraggio e la paura anche, bisogna avere la paura ma... entrarci dentro, attraversarla. Poi passione naturalmente, seguire i propri sogni e soprattutto pazienza, avere la pazienza.
GP: Quando pensi a Culuccia, cos'è? Il profumo della macchia mediterranea? questo vento che spazza la cima? È lo statzu dove abitate?
SB: È tutto questo, questo maestrale potente che alle volte è anche fin troppo potente, ma adesso se chiudo gli occhi e penso, mi manca l'immagine del toro selvatico, le due vacche che proteggono in una formazione precisa, dormono davanti al nostro statzu: dormono uno rivolto ai diversi punti cardinali e dentro i vitellini. E questo è team work, quindi sì, ci sarà il leader, ma poi è il team.
JS: È questo che fa la squadra, è il concetto che ci ha detto all'inizio.
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