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Il capitano e la sua nave
Interni 11/11/2010 pagina 26 
Autore: Antonella Boisi


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Marco Boglione, fondatore e presidente di BasicNet - titolare dei marchi Kappa, Robe di Kappa, K-Way, JesusJeans e Superga - spiega come si lavora a BasicVillage, la 'cittadella' torinese della sua impresa strutturata per unire casa & bottega, flessibilità e visione globale in tempo reale, grazie al web

Chi mi ama mi segua! Chi non ricorda lo slogan (con prorompente corredo) della Jesus Jeans che ha tappezzato i muri delle città italiane negli anni Settanta? Certo, non l'ha dimenticato Marco Boglione, torinese, classe 1956, studi di ingegneria mai terminati, allora direttore marketing del brand. Che ha ereditato alla lettera il significato di quella fortunata campagna di comunicazione. Tant'è che nel 1994, dopo aver rilevato dal fallimento le ceneri del Maglificio Calzificio Torinese di proprietà del compianto maestro e amico Maurizio Vitale con i relativi brand, da vita alla sua lungimirante Weltanscbauung (visione complessiva del business e dell'impresa), inventandosi BasicNet (work), gruppo comprendente i marchi Kappa, Robe di Kappa, K-Way, JesusJeans, Superga, alias lo sportswear informale per uomo-donna-bambino. Diventa, per dirla con Rudyard Kipling, il capitano coraggioso di una nave quotata (dal 1999) alla Borsa di Milano, un fatturato consolidato nel 2009 di 154 milioni di euro (+ 9,9 % rispetto al 2008). Come nasce la sua storia? "Da un sogno" racconta. “Trasformare un'idea in un'impresa globale che non produce ne distribuisce, ma lavora solo con i propri licenziatari a cui viene offerto un insieme di servizi integrati attraverso il web, il vero sistema nervoso dell'azienda che gestisce online tutti i processi della catena dell'offerta". In concreto cosa significa? “Significa curare direttamente il rapporto tra produttori e distributori: dalla ricerca e sviluppo stile del prodotto al marketing, dal disegno e realizzazione delle collezioni all'industrializzazione attraverso selezionate trading companies, dalla scelta e coordinamento della rete dei licenziatari che gestiscono in prima persona i rapporti con i retailers locali alla logistica, dall'amministrazione alla finanza". Una precisa prospettiva. Perche? "Sono sempre stato convinto che pensare in modo diverso convenga" spiega. "BasicNet non nasce come azienda tessile o di abbigliamento. Da principio i nostri valori intangibili sono stati: brevetti, stile e software, per alimentare il network degli imprenditori che producono i nostri marchi. Se all'inizio ci fossimo conformati per annullare i rischi avremmo azzerato la capacità d'inventiva. Senza dimenticare che al prodotti-icona, cinque-sei pezzi immutabili da oltre trent'anni (come le scarpe Superga o le polo Robe di Kappa) e al prodotti strategici, ricorrenti di anno in anno, senza una lunga storia ma richiesti dal mercato, si affiancano i prodotti stagionali. Questi ultimi sono i meno importanti dai punto di vista economico (un 80% dello sforzo fa il 20% di fatturato) perb definiscono il segmento in cui il pubblico valuta la nostra capacità di stare al passo con i trend. E tagliare i campionari equivale a far morire un'azienda che si nutre della capacità di reinventarsi". Quali sono stati i suoi riferimenti ideali in termini di affinità elettive? "Steve Jobs anni Ottanta. Un idolo, uno dei pochi che ha davvero cambiato qualcosa in meglio nel mondo, decretando la nascita della popular electronic, l'informatica popolare. Sul piano dei rimandi, siamo più simili a Mc Donald's che alla Nike: abbiamo fatto con le magliette la stessa cosa da lui fatta con gli hamburger. Ovvio, c'è una marginalità di guadagno minore rispetto al concorrenti, ma anche una sostenibilità maggiore, perché non abbiamo capitale di rischio ne struttura piramidale. Il licenziatario non è un venditore, ma un collega-imprenditore che difende la propria posizione. La figura del manager è diversa: dove trovare un riscontro di convenienza a ogni cosa che fa nell'immediato. L'imprenditore può buttare il cuore oltre l'ostacolo, fare le cose per il bene comune, il successo e il suo ritorno personale". In questo senso si considera un buon imprenditore? "Mi sento utile e appagato. Opero per l'interesse di chi lavora con me. Ma migliorare il benessere complessivo, far crescere l'azienda, mi porta a un tornaconto personale. Così l'attenzione alla qualità dell'ambiente di lavoro dei miei colleghi a BasicVillage, la libertà di rimanere in contatto con l'ambiente esterno, le televisioni in tutti gli uffici, l'accesso a Facebook, la palestra con personal trainer, il campetto di beach volley e la piscina sul tetto o il servizio di commissioni personali, anche per chi non ha la segretaria non è una concessione: è una furbata. Più faccio star bene chi lavora con me, più lo faccio sentir parte del mio progetto, più riesco a motivarlo, più ottengo". Sarà per questo che a BasicVillage, il quartier generale di BasicNet, dove Boglione lavora e vive, si respira un'aria diversa. Siamo nella zona nord orientale di Torino, a ridosso del centro storico. La percezione di essere in una dimensione inconsueta si avverte subito, superato l'ingresso con la targa Maglificio Calzificio Torinese (1916). C'è ancora il sapore della carpenteria e dei serramenti della fabbrica di matrice tayloristica. Ma, gli spazi dove prima trovavano posto telai per la produzione e reparti di taglio e cucito ora accolgono attività commerciali al piano terra, uffici al primo piano, residenze-loft e aree per il tempo libero sulle coperture piane. Perfino un nuovo parcheggio multiplano aperto alla città. L'intero complesso industriale della sede storica è stato ristrutturato con la collaborazione dell'architetto Armando Baietto. Oggetto di un vero e proprio recupero conservativo, diventato un micro-villaggio che sottolinea ancora di più il valore della sua integrazione originaria con un tessuto urbano a destinazione mista di residenze e fabbriche. "Anche questo progetto" spiega Boglione "resta un segno del pensare differente. Non abbiamo voluto copiare nessuno. Notevole l'esperienza di Adriano Olivetti a Ivrea, ma non ml sento molto diverso da tanti imprenditori con la classica casetta con la tavernetta sulla collinetta e il capannone a 50 metri. E’ più comodo vivere e lavorare nello stesso luogo. E non è una novità: anche Francesco Giuseppe dormiva sotto una tenda con le truppe". Si considera un buon committente? "Le Corbusier diceva che un buon architetto ha un buon committente; io mi ritengo tale, perche avevo una visione chiara e l'architetto Baietto ha saputo entrare bene nel mio bisogno: mantenere le radici dell'azienda, la sua cultura e storia, rivitalizzando il tutto, attraverso un sistema cardio-vascolare e nervoso adeguato al tempi". Così, sul cortile dell'ex fabbrica, oggi la nuova agora del villaggio, si affacciano le vetrine del centro commerciale (con il negozio monomarca Superga, lo Spaccio e il Gigastore aziendale), il supermercato, il bar, la filiale di una banca, lavanderia, l'agenzia-viaggi e il ristorante-pizzeria Fratelli La Cozza. Gli spazi di lavoro sono diventati al piano seminterrato laboratori multimediali e sale conferenze: al piano terra, uffici direzionali e centri ricerca; sopra, ci sono nove ospitali loft per soggiorni a breve-medio termine. "Il mio loft e il più grande con il recinto per le galline, l'orto e la serra sul tetto" racconta Boglione. "Un grande rettangolo di ferro, lamiera, parquet industriale con soppalco per continuare a lavorare ma anche rilassarsi; in soggiorno trovano posto un mega-divano a otto posti, insieme al calcio balilla e al sacco appeso per la boxe: poi, un tavolo da pranzo dove si mangia anche in venti; la camera da letto e una 'casetta-capanna' con guardaroba a vista; il bagno è stato ricavato da una serra. All'ingresso, c'è la parete con la scritta 'L'immaginazione è più importante della conoscenza', una frase di Einstein in cui mi riconosco come filosofia. Ma anche gli altri loft hanno arredi di design basic, memorabilia e affreschi tematici, ognuno ispirato a un differente marchio del gruppo. I mobili sono quasi tutti di recupero: molti erano negli uffici della vecchia azienda. Amo lo stile privo di patine. Ogni cosa sembra minimale, preferisco però parlare di massimalismo essenziale. All'ingresso del ristorante una scritta recita: garantiamo che qui niente è disegnato da Starck. E’ un modo per sottolineare che cerchiamo eccellenza nella diversità. In fondo, cose anche brutte dal punto di vista della fascinazione estetica, accostate in modo ordinato e rese funzionali nell'insieme, possono convivere benissimo". Qual è il plus di BasicVillage? "E un'entità viva per lo spirito dei tempi. Soltanto nel centro commerciale circolano circa 1000 persone al giorno. Durante le Olimpiadi Invernali del 2006, siamo stati il quartier generale degli sportivi russi e il roof garden, un prato all'inglese panoramico con ampi terrazzamenti in legno, ha ospitato suggestivi eventi". Ma, la cosa straordinaria di questo luogo fuori dal comune resta soprattutto quanto offre in termini di comfort quotidiano: la possibilità di conciliare tempi e spazi della giornata lavorativa con dimensioni più private, dallo sport alla tintoria, dalla prenotazione auto con driver al servizio baby parking. L'opportunità di una casa & bottega nell'epoca di Internet, che riduce lo stress degli spostamenti, con metodo e creatività. Mica poco considerato che a BasicNet lavorano circa 400 persone e sono oltre 1500 le risorse umane attive a tempo pieno per il gruppo in circa 100 Paesi.



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