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Cuore di maglia
Il Secolo XIX 27/12/2011 pagina 50 
Autore: Damiano Basso


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Tessuti asiatici, linea italiana, loghi genovesi. E il prototipo 2013 è già pronto

Le maglie della Sampdoria nascono, concettualmente, in una vecchia cascina nel centro di Torino. Riqualificata e trasformata nella sede della BasicNet, la proprietaria del marchio Kappa. Sponsor tecnico dell`Unione Calcio Sampdoria da dieci anni, di cui gli ultimi otto consecutivi (dall`88 al `90 e dal 2004 ad oggi, il contratto scadrà a giugno 2013 ma quasi sicuramente sarà rinnovato per un altro triennio). Al secondo piano si trova l`Ufficio Stile, un`area con accesso riservato. Una sorta di grande cassaforte dove vengono ideate e disegnate le maglie di tutte le realtà sportive delle quali Kappa è sponsor tecnico (sono 101 nel mondo, dal calcio al windsurf, dallo sci allo sci al rugby, dalla boxe al golf). Lì, in quei corridoi, appesi agli attaccapanni ci sono tutti i prototipi, i "sample", delle maglie della prossima stagione sportiva, per il calcio le famose Kombat indossate per la prima volta dalla Nazionale italiana agli Europei di Belgio e Olanda. Quelle che si tirano all'infinito e non si rompono. E che aiutano gli arbitri a vedere le trattenute. Non c'è ancora, appesa, la maglia della Samp 2012-2013, ma il suo prototipo esiste già. È già stato visto, discusso e provato. Si stanno definendo gli ultimi dettagli e andrà in produzione a fine primavera. Emanuele Ostini, global brand manager di Kappa, fa capire che stavolta potrebbe essere il tessuto a cambiare, magari a essere ancora più leggero: "Il passettino in più potrebbe essere tecnico. Possono nascere costantemente novità a livello di fibre, o di confezione, o di metodologie di applicazione". Le maglie della Sampdoria iniziano a prendere forma circa dodici mesi prima del loro debutto ufficiale. Attorno a giugno cominciano le prime riunioni tra Kappa e la Sampdoria. Vengono disegnati i primi bozzetti su carta che nelle settimane successive saranno oggetto di riunioni. A Torino anche a Corte Lambruschini, non solo nell'area marketing (intervengono anche altri dirigenti), si parla di colletti, di linee, di disposizione dei marchi. Un esempio, sulla maglia di quest`anno: inizialmente era stata disegnata con il cerchiato che si interrompeva sotto le ascelle. La Sampdoria non ha voluto spezzare le linee e ha fatto applicare i triangoli di cerchiato per dare continuità alle linee, un`operazione da un punto di vista tecnico tutt`altro che semplice. Viene chiesto un parere anche ai giocatori per il materiale tecnico della stagione precedente (ci può essere il calzettone che stringe o la sottomaglia che fa sudare...). La Kappa è un`azienda disponibile, per scelta filosofica, ad ascoltare e ad assecondare le idee e le proposte di chi dovrà poi portare a quella maglia; mentre altri grandi brand mondiali impongono le proprie scelte. La maglia della Sampdoria è un esempio di globalizzazione. Una parte, minima, della fornitura (che alla Samp deve essere uguale per tutti, dalla prima squadra ai pulcini) viene prodotta in Italia. Il resto in stabilmenti dell`Est asiatico, Cina, Vietnam, Laos. Con materiali globali: gli stemmi (quello di Genova e il Baciccia), il marchio dello sponsor e i numeri da applicare sono prodotti in Italia, ma le componenti dei tessuti, di quei filati molto particolari sintetici ed elastici, vengono reperite in altri mercati, spesso quelli asiatici. E magari assemblate in stabilimenti cinesi con macchinari italiani. La Kappa versa per ogni stagione circa 1,7 milioni, oltre alla fornitura del materiale tecnico. Nei negozi, una maglia blucerchiata costa attorno agli 80 euro e ci si arriva più o meno così: all`uscita dello stabilimento asiatico si pagherebbero 7-8 euro, che diventano circa 13-14 per Kappa quando arrivano in Italia (ciclo produttivo e trasporto). L`azienda torinese le vende ai negozi a circa 30 (per rientare parzialmente del costo della sponsorizzazione). Il ricarico normale del negoziante è del 100 per cento. E al prezzo finale bisogna riaggiungere l`Iva, il 21%. Ecco fatto. Si sta lavorando per vedere se, in futuro, sarà possibile abbassare i prezzi. La maglia della Samp è al centro della campagna del marketing della società blucerchiata per questa stagione sportiva: "Orgogliosi dei nostri colori". E' una delle più belle del mondo come ha ricordato la rivista francese di tendenza So Foot nel suo libro Over The Tops, l`essenza del calcio in 300 liste. C'è quella che dice: squadre da tifare per la maglia. Al primo posto, la Sampdoria.

Boglione, il boss di Kappa "Ricordo i tempi di Vialli e Mancini, erano i più forti e i più fichi"
Che cosa si può fare per risollevare questa Sampdoria?" chiede Marco Boglione, 55 anni, fondatore e presidente di BasicNet, proprietaria tra gli altri marchi anche di Kappa. Sponsor tecnico della Sampdoria da dieci anni. Qual è il suo rapporto con la maglia della Samp? «E' una storia lunga, nata ai tempi di Vialli e Mancini. Già all`epoca ci eravamo confrontati con la sua complicatezza, conseguenza della sua particolarità. Riteniamo però di averla sempre interpretata correttamente, sempre con umiltà. E una delle più belle del mondo. E ci piace pensare che lo sia un po` anche grazie a noi, al nostro lavoro. Però di problemi ce ne ha dati...». In che senso? «Non sempre è stato facile combinare l`elasticità della nostra maglia Kombat al "cerchiato". Poi, ad esempio, abbiamo dovuto trattare con gli sponsor, per convincerli a spostarsi sotto le linee orizzontali... Io però, quando penso alla maglia della Samp torno indietro a quegli anni là. Indimenticabili». Come li aveva vissuti? «Avevo un ottimo rapporto con Paolo Mantovani, persona speciale e semplice nello stesso tempo. Si capiva che la Sampdoria era la sua grande passione. Diverse volte ero venuto a Genova a trovarlo, nella sede di via XX Settembre. Avevo anche visto alcune partite al Ferraris. Ricordo lo stadio diviso a metà causa lavori... Ultimamente non mi è più capitato di vedere la Samp. La forza delle squadre è psicogenetica. E nella Samp ci sono le basi. La società è forte. I giocatori sono dei "followers" e devono essere altrettanto forti, devono dimostrarlo proprio nei momenti di difficoltà». Secondo lei si può simpatizzare per una squadra solo per labellezza della maglia? «Si può, ma è raro. Si può tifare piuttosto per la combinazione campione più maglia. Se penso a quanto erano belli, mediatici Mancini, Vialli... e tutti i loro compagni con quella maglia. Con quei colori. Avevano tutto. Erano forti, goliardici, cool... rappresentavano la differenza tra i fighi e gli sfigati». Il vostro contratto conia Samp scadrà nel 2013. «Il nostro interesse verso la Samp è consolidato. Poi, chiaro, bisogna essere in due, ma le premesse mi sembrano buone. La Samp sta attraversando un momento delicato e capisco anche la delusione dei suoi tifosi. Perchè parliamo di un ambiente che si merita altri palcoscenici. Però devono avere fiducia nella famiglia Garrone. Ce la faranno, non mollano mai. Sono dei grandissimi imprenditori e c`è tanto da imparare da loro. Hanno vinto tante sfide e vinceranno anche questa. Quasi un anno fa avevo cenato con il presidente in un ristorante di Albaro, eravamo nel pieno del caso Cassano e ci eravamo confrontati...». E creare una maglia Samp che dia forza e personalità? «... (silenzio). C`è un cartello pubblicitario qua a Torino che dice "credete in noi perché non vendiamo favole... ". Con la nostra Kombat, però, hanno già vinto in tanti».

Il designer Ostini "E' come una porsche, va innovata senza stravolgerla"
Emanuele Ostini è il global brand manager di Kappa. Tradotto: è l'ideatore, insieme ai suoi collaboratori, delle maglie della Sampdoria. E comunque, anche se non lo vuole dire, l'uomo al quale spetta l'ultima parola. Disegnare la maglia blucerchiata è? «Una responsabilita. E riconosciuta come una delle pin belle del Sampdoria mondo. Tecnicamente, ha un imprinting unico al mondo, un assetto strutturale e di design unici al mondo. ln quella maglia ci sono i più bei colori del mondo e alla base di ogni nostra idea, di ogni nostro bozzetto, c’e il rispetto per la maglia. Perché li, in quel tessuto, c’e la storia di una città, di una società, di una tifoseria. Per questo ogni anno che ci ritroviamo a disegnare la nuova maglia della Sampdoria siamo mossi dallo stesso principio: innovare senza stravolgere. Un principio che peraltro combacia con la nostra iilosofia. Specialmente in Italia. All’estero sono meno attaccati allo stile». E come si fa a innovare senza stravolgere? «Ci possono essere delle innovazioni tecniche, o nella combinazione dei dettagli o nel design. A volte è più facile cambiare radicalmente che cambiare senza cambiare. Con il presidente Boglione diciamo che le maglie di calcio devono essere come la Porsche 911. Innovare restando fedeli alla tradizione». Quanto pensa alla maglia della Sampdoria? «Operativamente mi ci concentro in un determinato periodo, ma intellettualmente ogni giorno». Quella della prossima stagione come sarà? «Segreto. Diciamo pero che siamo più o meno ai dettagli. La maglia della Samp è un concept che ti obbliga a girarci intorno. Qualche novità ci sarà. Posso dire che proprio con la maglia della Sampdoria è capitato in passato di fare per la prima volta alcuni passaggi che sono poi stati applicati a tutte le altre maglie. Ad esempio nelle metodologie di assemblaggio del prodotto. Ricordo anche che rendere il cerchiato sui nostri tessuti elastici non è facile. ln una maglia ci sono sostanzialmente tre fattori determinanti: filato, tessuto e tipo di cucitura. Se uno non funziona, la maglia si rompe». Lei ha a casa una maglia della Sampdoria? «No. Devo dire che io sono molto basico nelle mie cose. A casa ho portato solamente due oggetti: un pallone autografato da Maradona e il primo prototipo assoluto della Kombat. Perché in quella maglia sono confluite idee alle quali stavamo lavorando da anni e perché dopo quella maglia, niente e più stato come prima nel calcio». Mal’ha mai indossata la maglia blucerchiata? «Questo sì. Quando ci sono da prendere le decisioni definitive vado dal presidente Boglione, al quale mi lega una grande affinità intellettiva, con i prototipi. Lui mi dice di indossarla, perché vuole vedere che effetto fa sul corpo. E spesso se la mette anche lui. E restiamo lì, a discutere e confrontarci, con le maglie addosso».

 



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