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Così vendo Torino al Sol Levante
Corriere della Sera - Edizione Torino 14/12/2017 pagina 12 
Autore: Francesco Battistini


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Boglione in onda sulla tv giapponese: «Aveva ragione Steve Jobs, siamo la città migliore dove inventarsi»

Quel che non sapete dell'Italia, quel che non sapete di Torino. «Che non è industriale, grigia, razionale, calcolatrice. Ma no, è la città più creativa d`Italia! Pumped up of energy, come disse Steve Jobs nel 1974, quando ci passò...». Il giornalista giapponese si stupisce: e cosa ci veniva a fare Jobs, a Torino? Lavorava per i videogiochi di Atari, racconta Marco Boglione: Steve era un ragazzo che come me amava i Beatles, i Rolling Stones e le novità, faceva il rappresentante, Apple era solo una mela del desiderio. Anni plumbei, nebbie&scioperi. Eppure: «Jobs trovò Torino un posto incredibile, fantastico», spiega Boglione, microfonato e accomodato al bancone degli chef Costardi, di fronte una troupe tv e i due milioni di telespettatori di «Anata no Shiaranai Italia He», quello che non sai dell'Italia, trasmissione culto del network edochiano Bs-Tbs. d'energia. Piena di vita. Jobs ci rimase due settimane e si trovò benissimo. Il miglior posto dove inventarsi qualcosa».
Possiamo farle una domanda? Una giornata d'intervista. Prima in azienda e poi nella vecchia fabbrica riattata da Edit, il nuovo polo gastronomico. Possiamo farle una domanda? Giapponese e cortese, ogni volta la troupe chiede a Boglione il permesso di chiedere. Perché usa così. E perché tutto quel che non si sa di Torino, incuriosisce: l'Italia è sempre molto popolare in Giappone, il giornalista s`introduce con un inchino a Mister BasicNet, e ogni settimana il programma è dedicato a un volto della creatività... «La fortuna della mia vita è fare a 60 anni quel che sognavo di fare a 15», si racconta il top manager: «In Italia, la creatività non è associata all'essere imprenditore. Io sono sempre stato un creativo. Io immaginavo. E ho sempre pensato che la creatività fosse la base dell'imprenditoria». Mai perdere un colpo. Fra uno spizzico e l'altro, Boglione nota che la troupe usa un piccolo riflettore a led, «bellissimo!», guarda la marca e chiama una collaboratrice: «Ne voglio uno uguale. Oggi. Subito...». Arrivano altri assaggi: «Ho un motto: piano piano, che ho fretta. A Torino facciamo design, industrializzazione, marketing globale. Gestiamo grandissime complessità. Fare le cose bene, sbagliare il meno possibile. Qui facciamo le cose piano, perché non abbiamo tempo da perdere».
Moglie cinese, partner giapponesi fin dai tempi dei Mondiali di calcio, Boglione sa le parole da usare in Oriente. E agl'inventori del toyotismo, dice che «noi siamo esseri lavoratori, a differenza degli animali. Lavorare è un piacere. Mi fa pena chi è molto ricco e non lavora. Non sa cosa si perde». Aneddoto: operaio al Maglificio Torinese, più o meno nei mesi in cui Jobs veniva a Torino, «all'inizio mi misero ai turni notturni. Dovevo solo sentire un cicalino. Allora mi misi a guardare cosa si faceva lì: come cambiare un filo, un nodo. Alla terza notte, il caporeparto andò a dire: questo lo spostiamo, è troppo bravo».
Altri tempi, nuove regole per l'oggi: «Essere digital, a gravità zero. Non usare carta. Essere governati da server e iCloud». Boglione ha dedicato a Jobs la prima mostra italiana, raccontano alla troupe, e s`è aggiudicato all'asta uno dei rari Apple-I in circolazione. I computer, li colleziona: «Perché sono stati una rivoluzione culturale», più potente di quella cinese, «e non esiste il computer che sbaglia, come già sapeva bene il signor Sony che inventò il transistor». L'analogico, la carta non devono più esserci: «E io che ho avuto una vita 1.0, 2.0, 3.0, adesso mi preparo a quella 4.0. Farò un passo indietro come top manager e uno avanti come azionista. Voglio fare altre cose, perché questo è il mestiere dell'imprenditore. Sono come uno scalatore: dopo una vetta, ne voglio conquistare un'altra». «Arigatò», la giornata coi giapponesi finisce, gli stellati chef vercellini offrono a tutti un mazzo di carte con gl'ingredienti: pescatene cinque o sei, e noi cuciniamo con quelli. «Visto? Ecco una cosa che non sapevate».

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La puntata
• Ieri la televisione giapponese BS-TBS è sbarcata a Edit per farsi raccontare Torino da Marco Boglione, patron di BasicNet
• Il curatore-direttore Naoyoshi Itani ha condotto l'intervista per il programma televisivo che si chiama «Anata no Shiranai Italia He» («Quello che non sai dell'Italia»)
• Sono state già trasmesse più di 100 puntate e ci sono mediamente 2 milioni di spettatori a puntata. In ogni puntata presentano un artista o un imprenditore italiano
 



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