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17 marzo 2023: 162° Anniversario dell’Unità d’Italia – Intervento di Andrea Delmastro
Menestrello 17/03/2023 
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162° Anniversario dell’Unità d’Italia / Fondazione Camillo Cavour 17 marzo 2023
Intervento di Andrea Delmastro, Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia

«Grazie Presidente, sono sicuro che io dovrei portare i saluti del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che oggi ha voluto significativamente mandare in omaggio dal Governo il saluto al primo Presidente del Consiglio d'Italia, il Conte Camillo Benso di Cavour. Ma sono sicuro che il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni non si sarebbe fatto irretire dal protocollo formale se avesse ricevuto oggi la medesima caldura e informale accoglienza del Presidente e se avesse percepito dal dirigente scolastico, quello che ho percepito io, un amore per la patria, l'educazione ai ragazzi e l'amore per la patria.

Perché, e voglio ringraziare le forze di polizia, le forze dell'ordine, le forze armate, fino a qualche anno fa – dovete sapere ragazzi – loro solitariamente issavano, a volte anche vilipesi, il Vessillo Tricolore perché era considerato démodé, superato, era considerato una cosa retorica. E invece oggi ho sentito questi ragazzi che raccontavano che il Tricolore è la bandiera   bella e che attorno al Tricolore c'è la nostra libertà, cosa che sapeva benissimo Cavour, il 17 marzo del 1861, 162 anni fa, quando venne proclamata l'Unità d'Italia, al culmine di un periodo storico, politico, oserei dire morale, spirituale che fu il Risorgimento.

E che cos'era il Risorgimento? Era quel momento di unità nazionale per cui Cavour, che era un conservatore, diciamo così, oggi diremmo di destra, andava d'accordo anche con chi era di sinistra, con chi era di centro, perché cucivano l'unità al di là delle differenze politiche per un valore supremo, che era la patria, che era l'unico contesto che avrebbe garantito agli italiani di vivere liberi, nella giustizia sociale, nella possibilità di progredire nel benessere economico e sociale di questa nazione, come loro avrebbero voluto, senza più essere, come diceva il consigliere Nicco, "calpesti e derisi".

Quel momento storico del Risorgimento, ragazzi, non lo hanno fatto solo quelli della generazione all'epoca di Cavour, non lo hanno fatto quelli della mia generazione, lo hanno fatto soprattutto quelli della vostra generazione. Perché noi oggi omaggiamo Cavour, che immediatamente dopo aver proclamato l'Unità d'Italia, si ingegnò a costruire l'Unità d'Italia.

Era un personaggio dalla cultura internazionale, eclettica, girava al mondo, ma tornava sempre in Italia. Diede impulso alle ferrovie per cucire con il ferro un'Italia lunga. Diede impulso alla moderna agricoltura perché sapeva che in una nazione è quella che sfama i suoi figli e se una nazione non sfama i suoi figli non ha senso che si chiami nazione.

Diede impulso all'industria rendendo l'Italia (grande, ndr) – non so ragazzi, vi invito oggi ad andare a vedere e a chiedere ai vostri genitori la cartina geografica del mondo. È proprio piccola l'Italia. Ma grazie a quella modernizzazione dell'agricoltura, grazie all'industrializzazione, grazie all'afflato di quegli uomini, l'Italia è l'ottava potenza al mondo. E non abbiamo risorse naturali. Tutto nasce dal lavoro dei vostri genitori, da chi fa l'imprenditore e assicura ricchezza e occupazione, al più umile degli operai che mette la sua fatica quotidianamente al servizio dell'impresa, del benessere nazionale e della nazione.

Noi siamo l'ottava potenza del mondo e siamo piccoli così su quella cartina. Non abbiamo risorse e siamo la seconda potenza manufatturiera d'Europa. Cosa vuole dire? Quelli che dal nulla creano qualcosa.

Ecco, oggi omaggiare Cavour vuol dire omaggiare tutta quella storia. Un politico straordinario, abile, internazionale, ma che tornava sempre in Italia perché voleva fare grande l'Italia. E, per il tramite dell'omaggio Cavour, omaggiamo anche Garibaldi, Mazzini, persone con cui Cavour ha avuto dei grandi dissidi, ma non importava perché bisognava unire l'Italia. Perché bisognava assicurare a quei ragazzi, che oggi hanno cantato, la libertà. Perché bisognava avere delle forze dell'ordine, delle forze armate che tutelavano legalità, ordine e sicurezza senza la quale non esiste libertà, giustizia e sociale.

Loro difendono ordine, legalità e sicurezza; noi, voi, costruite assieme alla vostra vita giustizia sociale e ricchezza sociale diffusa sul territorio. Cavour questo lo aveva in mente, ma lo aveva in mente – e non voglio tediarvi troppo perché, purtroppo, essendo uscito dal protocollo sto già sforando i tempi concessi – lo avevano in mente quei ragazzi che hanno costruito l'Italia.

Prima abbiamo cantato l'Inno d'Italia fatto da Goffredo Mameli: aveva pochi anni in più di voi quando scriveva i versi dell'Unità d'Italia da ferito perché aveva combattuto per l'Unità d'Italia.

Anni dopo un altro, Guglielmo Oberdan, quando l'Italia ancora non era conclusa, Trieste non era ancora italiana, a soli 24 anni, e quindi con un'età più vicina alla vostra che alla mia, moriva gridando "Viva l'Italia, viva Trieste libera", che era ancora occupata dagli stranieri: "Fuori gli stranieri!". A 24 anni moriva col sorriso sulla faccia perché moriva per l'Unità d'Italia.

E dietro all'Unità d'Italia cosa c'è? La libertà, il benessere sociale che noi e voi dovete costruire. Allora perché vi ho raccontato, ho provato a raccontarvi, di alcuni eroi più vicini generazionalmente a voi che a me? Perché se ho suscitato la curiosità di andare a leggere queste storie magari, o farvele raccontare dai vostri genitori, scoprirete che a differenza di quello che diceva un tal Brecht – che diceva: "Sciagurata la terra che ha bisogno di eroi" – io invece dico: "Beata la nazione che ha degli eroi". Perché, chi sono gli eroi? Quelli che vi raccontano come vi dovete comportare nella vostra vita: costruire il vostro futuro sapendo che, mentre costruite il vostro, costruite quello della nazione.

Perché il più ricco – che vive in una terra dove non c'è giustizia, dove non c'è occupazione per tutti, dove le famiglie non crescono, dove la curva demografica ci porta a estinguersi – non è ricco, è semplicemente un isolato che potrà stare bene lui ma se non stai bene nella tua patria non stai bene fino in fondo.

Perché ho voluto raccontarvi di questi eroi? Perché c'era un grande poeta e filosofo – non so bene; sicuramente poeta, forse anche filosofo – Goethe, che diceva: "Ciò che hai ereditato dai tuoi padri, e per nostri padri dobbiamo intendere anche Cavour, devi riconquistarlo ogni giorno se vuoi possederlo per davvero". Allora ricordiamoci di questi grandi eroi che hanno tessuto l'unità, ricordiamoci dello sforzo di Cavour, ricordiamoci di quelle giovani generazioni più vicine a voi che hanno addirittura pagato un tributo di sangue per costruire una nazione dove tutti noi potessimo essere liberi di crescere nello sviluppo economico diffuso, che genera ricchezza sociale per tutti: ricordiamoci, perché quegli eroi tracciano la nostra vita, la nostra via e la nostra vita. E sappiate, come diceva Goethe, che niente di ciò che noi ereditiamo non dobbiamo riconquistarlo e oggi è con voi che dobbiamo riconquistare una nazione – e termino per davvero – che ha subìto una pandemia sanitaria, ha il problema energetico, qualcuno fa pressioni per cambiare i nostri modelli di libertà che ci hanno garantito questa sicurezza nazionale, questo benessere sociale. 

Cavour diceva che il primo bene di un popolo è la sua dignità. Spetta a voi costruire e difendere l'unità nazionale perché all'interno dei confini della nostra nazione si sviluppi ricchezza sociale diffusa e quindi si sviluppi quella che Cavour aveva indicato come il primo bene di ogni popolo: la dignità.

E credo che questo fosse anche il messaggio che avrei dovuto più rigidamente leggere da parte del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che oggi ha voluto omaggiare la vostra città, perché in questa piccola città ci sono i semi dell'Unità d'Italia, della capacità di diventare l'ottava potenza mondiale del mondo, di diventare una potenza industriale, una potenza agricola.

Tutto ciò che hanno fatto i vostri nonni, i vostri genitori e che dovrete fare voi domani per conquistarvelo ancora.
Grazie.»



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